3 piste di lavoro per partire: intervento introduttivo incontro 21 febbraio 2017 Milano

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Primo incontro del 2017 per i Laboratori Bibliosociali. Si è parlato della funzione sociale delle biblioteche con operatori e bibliotecari del nord e centro Italia con particolare attenzione alla partecipazione dei cittadini e all’impatto sulla comunità di questo luogo.

Sono trascorsi più di 3 anni dall’avvio dell’avventura alla quale recentemente abbiamo dato il nome Laboratori Bibliosociali. Siamo partiti dall’idea che le biblioteche siano un luogo estremamente interessante per gli operatori sociali soprattutto per la possibilità, difficile da trovare in altri luoghi e servizi, di integrare dimensioni socio-culturali, educative e politiche.

In questo periodo di tempo abbiamo scoperto che esistono tante esperienze sparse per il mondo che cercano di mettere in valore le biblioteche, con particolare attenzione alla loro funzione sociale, come luoghi da riscoprire, rilanciare e mettere al centro della discussione per rigenerare le nostro comunità. In Europa ci sono allo stesso modo altri esempi, alcuni molto noti come gli Idea Store londinesi ma non solo. Meno famose sono le tante esperienze italiane, molte delle quali poco conosciute, a volte poco consapevoli del proprio grande lavoro e valore, oppure con poche energie a disposizione per farsi conoscere. Proprio da qui, da questo brulicare di esperienze micro, nascoste e da scoprire siamo partiti nella ferma convinzione che ci fosse una enorme potenzialità per guardare al futuro del nostro paese e rispondere a tante criticità del nostro tempo.

Si tratta di esperienze che sono maturate in questa direzione negli anni grazie a condizioni particolari: le visioni politiche locali, la dimensione dei comuni, la presenza di gare di appalto che mescolano servizi e competenze, la molteplicità di mansioni dei bibliotecari comunali o dei dirigenti.

Abbiamo voluto costruire un contesto dove poter dare spazio a queste esperienze, poterle conoscere e metterle in contatto reciproco. Tramite questo contesto abbiamo creduto di poter offrire prima di tutto una possibilità di condivisione che significa anche sentirsi meno soli di fronte ai dubbi e alle fatiche del proprio quotidiano. Inoltre pensiamo che tali laboratori possano permette di costruire e rinforzare una cultura rispetto al valore delle biblioteche, grazie al dialogo, al passaparola, alla messa a punto di pensieri ed elaborazioni collettive. Gran parte della fatica che avvertono oggi gli operatori, oltre che dalla mole di lavoro in continuo movimento e dall’enorme complessità da affrontare, è dovuta alla difficoltà di dare un senso al proprio operato, a metterlo in prospettiva e ciò può avvenire attraverso pause di pensiero e di rielaborazione come quelle che offriamo con i laboratori.

Finora sono emersi alcuni punti che proviamo a proporre in una logica di ricerca, in quanto si tratta di piste di lavoro sulla quali si affacciano ancora diverse domande. Le proponiamo di seguito come apertura del primo incontro del 2017 dei laboratori bibliosociali.

1 la biblioteca come luogo dalle grandi potenzialità

Questa considerazione deriva dalle caratteristiche più volte sottolineate negli articoli usciti al riguardo sulla rivista Animazione Sociale: la bassa soglia di accesso, la neutralità del servizio offerto, la non stigmatizzazione delle persone che frequentano, l’apertura a pubblici molto diversi e in generale a tutti i cittadini, la possibilità di utilizzare il luogo per svago quindi senza una finalizzazione specifica, la bellezza come elemento attrattivo, la capacità di poter essere un attivatore di reti sul territorio, la componente culturale come strumento operativo trasversale.

Si tratta di caratteristiche da non dare per scontate, che non sempre sono così evidenti, specie in questo periodo di scarse finanze e scarse risorse umane disponibili nei comuni.

La domanda è come fare per preservare allora queste condizioni che costituiscono la base del nostro discorso? Oppure come attivarle laddove stentano?

2 la necessità di cambiare alcune parole

È importante passare da bisogni a desideri, da utenti a cittadini, da servizi a incubatori di comunità.

Ovvero cambiare sguardo rispetto alle persone con le quali lavoriamo, non più utenti di cui soddisfare i bisogni ma cittadini con i quali costruire percorsi di cittadinanza attiva, con i quali costruire il diritto a vivere pienamente la propria appartenenza alla comunità. Cambiare le parole per modificare anche la mission delle biblioteche, non più legate alla sola divulgazione e conservazione del patrimonio culturale ma vero motore del territorio, dei fermenti partecipativi degli abitanti, della costruzione culturale quotidiana di cui i cittadini possono essere protagonisti.

Non è solo un gioco semantico ma un esercizio e un’attenzione che, rivedendo i significati, permette di rivedere il senso del lavoro. Emerge cioè come la biblioteca abbia la possibilità di dare corpo alla cittadinanza piena delle persone, al loro desiderio di far parte della comunità.

Ma questo cambiamento di significati non appare né semplice, né automatico. Come possiamo quindi rendere concreto e fattivo tale mutamento?

3 luoghi fisici come elemento fondamentale

La biblioteca è prima di tutto un luogo fisico, uno degli elementi che in modo forte emerge come centrale nei desideri dei cittadini. Sono delle specie di nuove piazze, luoghi all’interno dei quali avviene una sorta di simulazione della comunità, dove è possibile incontrarsi, confrontarsi, avviare relazioni, costruire cultura, attivare le persone e la comunità sui problemi. Questi luoghi devono essere curati, belli, affascinanti, hanno bisogno di contante manutenzione, devono essere capaci di flessibilità e polifunzionalità.

Tutto ciò richiede un costante coinvolgimento della politica per permettere gli investimenti e il sostegno necessari. Richiede altresì operatori caratterizzati da diverse competenze, multiprofessionalità. Richiede modelli organizzativi e gestionali rinnovati, un’architettura dei progetti e delle azioni che si sposta tra il dentro e il fuori, una forte riflessione sulle identità professionali. Tutti elementi che stanno generando stanchezza e senso di sovraccarico e richiedono un lavoro di ricollocamento condiviso.

Rispetto a tutto ciò non ci sono certezze, navighiamo a vista rispetto a un viaggio nuovo per tutti per il quale ci attrezziamo strada facendo.

Quindi quali possono essere le modalità per coinvolgere la politica?

Quali le formazioni per gli operatori?

Quali modelli organizzativi approntare?

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