Il processo nascosto dei Laboratori
La continua autoproduzione di contenuti
Al Convegno SIAA del dicembre scorso siamo stati invitati per presentare l’esperienza dei Laboratori Bibliosociali da una particolare angolatura. Invece di stare sui contenuti che emergono dal percorso abbiamo messo la lente di ingrandimento sul processo, su quella parte che si vede meno ma che è il cuore della proposta.
Spesso i Laboratori vengono visti infatti come un contenitore di informazioni, di conoscenze e competenze per trasformare le biblioteche, per aiutare ad ampliare la propria parte sociale oppure a mettere maggiormente in evidenza le proprie peculiarità o a riorganizzarsi trovando nuovi equilibri tra spazi e operatori. L’aspetto interessante è che tutti questi contenuti nascono ed evolvono all’interno del percorso stesso di questa esperienza. È come se ci fosse una forma di autoproduzione e “auto-utilizzo” dei contenuti che le biblioteche stanno cercando in questi anni di forti cambiamenti a tanti livelli.
Questo meccanismo avviene non per caso, ma attraverso un processo consapevole che mira a costruire le condizioni affinché si generino comunità di riflessione e lavoro intorno ai tanti dubbi che animano il dibattito sulle biblioteche.
I momenti che compongono il processo
Il processo si articola in diverse fasi:
1- momenti esperienziali in piccoli gruppi,
2- momenti riflessivi aperti,
3- momenti di rielaborazione scritta.
1. Momenti esperienziali in piccoli gruppi
I momenti esperienziali in piccoli gruppi sono quelli che abbiamo chiamato seminari. Si tratta di incontri proposti solitamente un paio di volte all’anno e rivolti a un numero di circa 20/25 persone, rappresentanti di biblioteche e loro partner, provenienti da varie zone d’Italia.
In questi appuntamenti, che si svolgono nell’ormai consolidata formula su due giornate, vengono proposte visite a luoghi di lavoro interessanti (biblioteche ma non solo), testimonianze di operatori, sguardi da altri mondi, esercizi e spunti di riflessione, discussioni su casi pratici tratti dalla quotidianità. Vi è cioè una full immersion di stimoli accomunati da una forte concretezza ed esperienzialità, per poi far scaturire riflessività e costruire pensiero.
Questi incontri prevedono anche momenti conviviali che permettono la costruzione di relazioni e conoscenza tra i partecipanti. Nel tempo assistiamo così al formarsi di una comunità interessata all’ambito della rigenerazione delle biblioteche.
2. Momenti riflessivi aperti
I momenti riflessivi aperti sono i convegni, solitamente dedicati a un pubblico che varia tra le 100 e le 200 persone. Anche per queste occasioni è preferibile un’articolazione su due giornate, che permette momenti più strutturati sia per proporre contenuti sia per rielaborarli. L’impostazione è in sintonia con quella dei seminari, ma offre uno sguardo maggiormente teso alla riflessione, attraverso i contributi di vari relatori (provenienti da diversi ambiti professionali ed esperienziali), le testimonianze di esperienze incontrate nel tempo e i lavori di gruppo gestiti dalla comunità formatasi nei seminari.
3. Momenti di rielaborazione scritta
Infine la rielaborazione scritta accompagna gli incontri in presenza e serve a far decantare i contenuti che emergono, le ipotesi man mano messe a fuoco, le sperimentazioni vissute. Tali rielaborazioni vengono poi pubblicate attraverso un apposito blog (questo stesso) oppure all’interno della rivista Animazione Sociale: così dalla rielaborazione si passa alla condivisione e al confronto.
Queste tre fasi del processo sono strettamente collegate in modo circolare, uno trae forza e rilancia l’altra. Si costruisce in questo modo una sorta di socialità, di cultura e di politica dal basso rispetto a come stanno cambiando le biblioteche. Non ci sono indicazioni dall’alto, da un sapere precostituito che sa come fare. Si parte dall’esperienza dei territori, soprattutto di quelli più periferici che spesso hanno meno risorse ma anche le condizioni per sperimentarsi in modo creativo nel confronto ravvicinato con la realtà.
Alcuni accorgimenti per facilitare il processo
Non è semplice mantenere in uno stesso processo queste tre distinte dimensioni, ma è cruciale per costruire comunità, rendere visibili le evoluzioni, consolidare gli apprendimenti.
Per poter dare corpo a questo esperimento sono essenziali alcuni accorgimenti:
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la presenza di persone dedicate alla facilitazione del processo, ovvero di operatori formati nella gestione di percorsi relazionali, che si muovono in una posizione di forte ascolto e apprendimento essi stessi, che tengono le fila di quanto emerge aiutando a fare forma organizzativa a ciò;
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l’apertura del processo a tante figure professionali, non solo a bibliotecari. Creare cioè continuamente dei contesti ibridi, multiprofessionali, dove far sperimentare sconfinamenti e contaminazioni, due elementi oggi molto preziosi per essere creativi e innovativi;
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la dimensione laboratoriale: le proposte hanno una spiccata propensione a mettere in gioco i partecipanti proponendo esercitazioni ed esperienze. Sono presenti anche contributi teorici, ma non rappresentano la finalità del lavoro, anzi: alcune volte si tratta di “pillole” o affondi per introdurre gli esercizi, altre volte provengono da esperienze lavorative dei relatori e rimandano quindi sempre alla concretezza;
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la creazione di dispositivi relazionali “caldi” che permettono ai partecipanti di sciogliere formalità e approcci accademici per fare spazio alla conoscenza e alla collaborazione reciproca;
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gli accompagnamenti individualizzati, ossia la possibilità di mobilitare una rete di professionisti, spesso appartenenti al percorso stesso, per rispondere a delle esigenze più precise di un determinato contesto attraverso seminari dedicati o consulenze ad hoc.
Come tutti i processi, anche quello dei Laboratori Bibliosociali ha bisogno di tempo, pazienza e cura. In questi cinque anni di sperimentazione è stato già possibile vedere il formarsi di una piccola comunità e mettere in campo azioni sparse per l’Italia che stanno innovando i servizi, ispirando e incuriosendo altri, influenzando il dibattito tra gli addetti ai lavori e nella parte politica, costruendo contenuti interessanti da re-immettere immediatamente nel processo.