Parole di senso: “Quandodicobiblioteca”
Reti per ragionare sulla propria identità
L’esperienza di “Quandodicobiblioteca” a Firenze
di Francesca Caderni*
{L’esperienza di “Quandodicobiblioteca” sarà anche al centro di uno dei gruppi di lavoro del prossimo convegno organizzato da Animazione Sociale e dai Laboratori Bibliosociali: clicca qui per maggiori informazioni.}
Lavoriamo dentro le Biblioteche da quasi vent’anni. EDA è una cooperativa fiorentina nata nel 2001 in seno a CO&SO, un consorzio di cooperative sociali, che opera nel campo dell’educazione, della cura e dell’inclusione. Forse proprio per questo il nostro approccio alla gestione dei beni culturali (biblioteche, archivi, centri di documentazione…) è sempre stato quello di concepirli come parti integranti del tessuto sociale e del sistema di welfare. In questi anni abbiamo visto le biblioteche pubbliche mutare profondamente, modificare la loro organizzazione, il loro posizionamento e il loro significato sul territorio. Il rapido cambiamento delle nostre società, dei piccoli e grandi centri urbani, le nuove presenze, la crisi, le nuove solitudini, hanno invaso silenziosamente e senza preavviso le nostre biblioteche creando nuovi bisogni, anche per chi fino ad allora le abitava e vi operava, “indisturbato”, da anni.
La ricerca di un senso condiviso
Oggi sono tante le biblioteche nate in nuovi edifici, o ripensate in antiche strutture rivisitate a questo scopo. Si tratta di realtà consolidate a cui nessuna amministrazione oggi penserebbe mai di rinunciare perché tutti ne riconoscono l’importanza e il valore di “luoghi”. Di questi luoghi si sono appropriati via via tanti e diversi attori: singoli cittadini, nuove fasce di popolazione, associazioni, altre istituzioni, scuole, realtà culturali e anche soggetti che, come noi, necessitano di avere un significato condiviso della parola Biblioteca. È stata una lenta e progressiva trasformazione, una rivoluzione, che si è pian piano realizzata forse in maniera più passiva che agita consapevolmente.
Da qui l’idea del progetto Quandodicobiblioteca (https://quandodicobiblioteca.blog) nato con la volontà di dare un senso condiviso a questa parola e a questo luogo. Possibile disegnare una cornice comune che possa aiutare tutti gli attori a essere parte di un progetto comune? Per dare una risposta a questa domanda, abbiamo progettato un percorso sperimentale, laboratoriale e quanto più possibile inclusivo.
Il percorso è stato disegnato insieme alla cooperativa esperta nel design e gestione di processi partecipativi e di ricerca sociale Sociolab, per cercare di rispondere in modo partecipativo alle sfide della complessità e alle richieste di innovazione sociale che si aggregano intorno all’istituzione biblioteca. Ascolto e confronto, quindi, come termini chiave per sviluppare, da un lato, proposte strategiche sensibili a nuove esigenze e attente ai bisogni dell’utenza; dall’altro, per superare il livello del dibattito tecnico di settore e contribuire alla costruzione del discorso pubblico sul tema.
Tre capitoli
Il percorso si è svolto in tre “capitoli” dedicati a tre diverse categorie di protagonisti, tre momenti distinti ma strettamente correlati: un lavoro di sei mesi, a partire da un focus su tre biblioteche della città metropolitana fiorentina (Biblioteca delle Oblate – Firenze, Biblioteca di Scandicci; Biblioteca Civica – Calenzano).
Capitolo 1: Gli utenti di oggi e di domani– Obiettivo: studiare bisogni, percezioni, soddisfazioni e aspettative degli utenti, analizzando alcuni casi significativi del territorio della città metropolitana di Firenze. Lo abbiamo fatto con: questionari agli utenti, focus group, interviste a “testimoni privilegiati” (rappresentanti di associazioni, gruppi di volontari e istituzioni), per stimolare la creazione di opinioni e il confronto sul ruolo della biblioteca rispetto agli interessi del tessuto economico e sociale delle comunità.
Perché ripensare il futuro dei servizi bibliotecari significa esplorare i bisogni dell’utenza esistente ma soprattutto di quella oggi mancata, raccogliendo percezioni, suggestioni e potenzialità inespresse degli spazi bibliotecari.
Capitolo 2: I bibliotecari di oggi e di domani– Obiettivo: coinvolgere i bibliotecari per costruire appartenenza intorno a una visione comune e progettare insieme azioni per realizzarla. Lo abbiamo fatto con un OST (Open Space Tecnology) dal titolo La biblioteca di domani, una giornata di lavoro informale, ma molto produttiva, in cui l’agenda è stata definita dagli stessi partecipanti per rispondere alla macro-domanda “A cosa pensi quando immagini la biblioteca del domani?”, dando spazio ai diversi e competenti punti di vista.
Capitolo 3: La biblioteca e la città– Obiettivo: coinvolgere policy maker e portatori di interesse per immaginare insieme la biblioteca di domani come luogo aperto di cultura, animazione e coesione sociale. Lo abbiamo fatto con un Crowdlab, un evento di confronto, connessione e scambio di idee per il futuro delle biblioteche, grazie anche agli spunti di “esperti” in buone pratiche su tematiche urgenti emerse nelle tappe precedenti. Una mattinata di lavoro per “scardinare” le tradizionali situazioni dei convegni e, invece, favorire il networking e stimolare l’attenzione dei partecipanti e la concretezza delle riflessioni.
Alcuni elementi cardine
Alla fine del percorso più che tirare conclusioni che cristallizzassero i risultati in soluzioni standard o modelli fissi e replicabili in maniera acritica, abbiamo ritenuto che fosse più opportuno individuare un insieme di elementi cardine entro cui la “nuova biblioteca” possa muoversi, se davvero vuole essere un’istituzione culturale contemporanea. Infatti, in una realtà che si conferma sempre più complessa e nella quale cambiano rapidamente modelli di fruizione, strumenti di accesso alla conoscenza, pubblici e non-pubblici, viene meno l’efficacia e l’opportunità di modelli prestabiliti e questo vale a maggior ragione se parliamo di biblioteche.
Anche in questo caso abbiamo preferito lavorare in modo aperto e inclusivo: l’assemblea annuale della cooperativa è diventata l’occasione per coinvolgere tutti i soci in un lavoro di rilettura e riflessione su quanto emerso durante il percorso e per scrivere insieme le linee guida di “Quando EDA dice biblioteca” attraverso una versione rivista e corretta del metodo world cafè.
Quindi niente conclusioni, modelli o definizioni-gabbia: abbiamo preferito restituire, anche come ringraziamento a chi ha intrapreso con noi questo percorso, alcuni spunti che per noi costituiscono l’inizio di nuove strade da percorrere insieme.
QUANDO DICO BIBLIOTECA DICO VISIONE STRATEGICA: La dimensione progettuale assume maggiore centralità e presuppone la capacità della biblioteca e delle reti bibliotecarie di ricondurre le proprie scelte all’interno di una chiara e strutturata visione strategica.
QUANDO DICO BIBLIOTECA DICO UN LUOGO DELLA COMUNITÀ: La biblioteca non solo dialoga e accoglie la comunità, ma adotta come modus operandi l’attivazione e la promozione di processi partecipati di confronto e di ascolto, coinvolgendo la propria comunità nella progettazione, ri-progettazione e co-progettazione di spazi, attività e servizi.
QUANDO DICO BIBLIOTECA DICO UN SOGGETTO CHE PENSA A SE STESSO E AGISCE IN CHIAVE SISTEMICA: La biblioteca facilita, partecipa e promuove reti diverse con le altre realtà del territorio, della filiera culturale, ma anche di altri ambiti (sociale, economico…).
QUANDO DICO BIBLIOTECA DICO UN LUOGO DI INNOVAZIONE CULTURALE: La biblioteca ha come obiettivo primario quello di ampliare, arricchire e rafforzare il rapporto con il proprio pubblico e di raggiungere il pubblico potenziale.
QUANDO DICO BIBLIOTECARIO/A DICO FACILITATORE DI ACCESSO ALLA CONOSCENZA: Una professionalità in grado di allargare il proprio campo di conoscenze e competenze a “nuovi saperi”.
* Francesco Caderni è presidente della cooperativa EDA Servizi di Firenze, che si occupa di cultura (biblioteche, archivi, musei e soluzioni innovative per l’utilizzo dei beni culturali) in vari Comuni toscani.