UN NORMALE BISOGNO DI FORMAZIONE

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Il tema della formazione torna con regolarità nelle riflessioni sulla funzione sociale delle biblioteche (raccolte all’interno dei laboratori e dei convegni sparsi per l’Italia).

Non appare strano, nel contesto odierno, che ciò accada: in uno scenario di grande cambiamento, fatica delle organizzazioni e degli operatori, risorse economiche scarse e al contempo bisogni e richieste dei cittadini in crescita, è comprensibile negli operatori la sensazione di inadeguatezza, di sentire le proprie competenze insufficienti, oppure semplicemente desiderare di ricevere indicazioni, supporto, sostegno e aiuto. O anche solo di poter accedere ad occasioni dove poter portare questo vissuto per trasformarlo positivamente.

Il momento storico che stiamo vivendo sta ponendo una nuova attenzione agli operatori che si occupano di ambiti sociali, a stretto contatto con i cittadini. Si tratta della capacita di costruire e gestire relazioni, di poter mediare i rapporti e saperli negoziare, di entrare in contatto con le questioni emotive, di lavorare con una pluralità di soggetti e di organizzazioni. Una logica che per alcune professioni solo apparentemente è data per scontata perché in generale stiamo parlando di competenze difficili da acquisire, ma ancor più difficili da identificare negli aspetti che le compongono e nei contesti formativi dove praticarle e farle proprie. Spesso quindi non manca né l’esigenza né la motivazione ad intraprendere percorsi di cambiamento, ciò che invece si fatica a rintracciare ha a che fare con il dove e il come muoversi.

Del resto la parola formazione attiva una serie di aspettative risolutive, di delega all’esperto di fornire rapide e semplici cassette degli attrezzi, di passività nell’essere riempiti di nuovi contenuti mentre il processo insito in tale dispositivo è ben più complesso, articolato e impastato di aspetti emotivi, resistenze, caos e incertezze.

Forse è proprio per questa ragione che tanto si parla di formazione e così poca se ne faccia in generale nei contesti di lavoro che hanno a che fare con le persone, specie nel settore pubblico. E dove ciò avviene assistiamo spesso e volentieri a percorsi poco incisivi che lasciano scarse tracce del loro passaggio. Non possiamo però negare come questa situazione sia sempre più insostenibile a fronte di una realtà lavorativa dove quotidianamente ci si confronta con elementi di complessità e novità e una richiesta ormai diffusa di agire in tutti i tipi di servizi (all’interno dei quali includiamo a pieno titolo anche le biblioteche) mandati di ricomposizione sociale.

Proponiamo quindi cinque spostamenti per provare ad uscire da questa impasse e per provare a definire un alveo all’interno del quale ricostruire percorsi formativi per gli attuali scenari con una particolare attenzione al mondo delle biblioteche.

Li presenteremo ognuno in un apposito post sul blog.

Primo: dai contenuti alla relazione

Secondo: dall’intervenire al riflettere

Terzo: da identità uniche a posizionamenti mobili

Quarto: dallo specifico servizio alla rete territoriale

Quinto: da super partes a parte della comunità

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